Trasforma la tua casa in un ristorante

Se ami la cucina e ti piace socializzare, trasforma la tua casa in un ristorante! Questa è una tra le novità odierne più affascinanti in campo ristorativo. Che differenzia la casa-ristorante dal suo concetto classicheggiante. Attività, al pari di chi viene chiamato a cucinare a domicilio, sorta infatti solo negli ultimi venti anni. Un fenomeno che ha visto la luce all’inizio degli anni 2000 negli Stati Uniti. E che si porta appresso tutti i pregi e tutti i “difetti” del più puro spirito avanguardistico. Innanzitutto, per quanto riguarda l’aspetto più positivo, si possono inglobare i privilegi che scaturiscono dall’utilizzo di un luogo fisico proprio, diverso da quello necessario per l’apertura di un ristorante o similari.

Il lato invece più complesso, ma di per sé non sfavorevole, riguarda invece l’inquadramento giuridico. Legato a doppio filo anche al riscontro economico ed al rispetto delle norme igieniche. Una questione ancora fortemente in divenire, come i tentativi di equiparare questa forma commerciale alle sue consorelle.

Caratteristiche dell’home restaurant

  • Definizione: attività appartenente all’area ristorativa, che non si svolge in un locale, ma che viene organizzata all’interno di un appartamento privato;
  • il cuoco crea l’evento e fissa il menù, i costi, il numero di coperti da soddisfare;
  • l’esempio a cui si richiama in primis sono le “case particular” cubane, alloggi simili ai bed and breakfast, a conduzione familiare, che garantiscono accoglienza per un breve periodo;
  • i menù proposti dovrebbero fare riferimento alla cucina regionale, con l’inserimento di piatti tipici locali, per avere maggiore successo;
  • tuttavia l’attività non è gestita da professionisti del settore, ma da principianti, che mettono a disposizione innanzitutto passione ed ospitalità;
  • la pubblicità primaria attraverso cui trova slancio l’home restaurant avviene mediante i social network, il loro più efficace canale di promozione e di diffusione;
  • le forme di pagamento possono riguardare una quota per ogni cena, a copertura delle spese, che vari ogni volta;
  • o la formazione di una sorta di associazione con iscrizione annuale/mensile per chi intende prendervi parte.

Trasforma la tua casa in un ristorante: perché?

  • Per chi ama cucinare, trasformare la propria casa in un ristorante è un modo per entrare nel settore senza particolari costi;
  • l’aspetto di socialità è molto importante, infatti una modalità di organizzazione dell’evento è incentivata soprattutto dal desiderio di conoscere persone nuove (social eating)
  • quando poi la conoscenza si mischia alla diffusione attraverso il cibo della propria cultura e si apre al mondo, gli eventi destinati appositamente ai turisti, prendono il nome di tourist eating;
  • i clienti, per una sera, possono sperimentare un’esperienza diversa ed affascinante, lontana dal caos di un vero ristorante;
  • essendo limitato il numero degli astanti, tra loro sconosciuti, si genera un clima più intimo, e deve per necessità instaurarsi anche un rapporto
    di stima e fiducia con i padroni di casa;
  • l’onere morale spettante in capo a chi organizza e prepara una cena in un home restaurant è, nella sua solidità e completezza, direttamente proporzionale al successo finale dell’evento.

Regole per trasformare la casa in un ristorante

  • Per trasformare la propria casa in un ristorante serve solo un piano di controllo HACCP apposito;
  • certificazione che in genere attesta il rispetto delle norme igieniche e di sicurezza alimentari;
  • l’attività si deve svolgere saltuariamente;
  • e deve essere circoscritta al pranzo o alla cena pubblicizzati (non si può pertanto sovrapporre ad un’offerta di bed and breakfast ad esempio);
  • non è richiesta una partita IVA e questo implica che il guadagno non possa superare i 5000 euro;
  • il massimo di coperti consentito è di 10, 500 all’anno;
  • bisogna avere un’assicurazione per la casa e per i cuochi;
  • non è necessaria una dichiarazione specifica di inizio attività (SCIA), ma solo una comunicazione da mandare al comune di appartenenza.

Invitare qualcuno alla nostra tavola vuol dire incaricarsi della sua felicità durante le ore che egli passa sotto il vostro tetto.
(Anthelme Brillat-Savarin)